di Luca Ngoi
Nella cornice del Prudential Center di Newark, New Jersey si
è tenuto come di consueto il Draft NBA 2012, che potrebbe essere ricordato come
uno dei più profondi e clamorosi degli ultimi anni o uno dei più deludenti nel
caso in cui i giocatori scelti non dovessero confermare le loro potenzialità.
Se la prima scelta dei New Orleans Hornets era da mesi
scontata, dunque Anthony Davis conosceva già la propria destinazione dalla 2 in
giù si poteva solo ipotizzare, ma di certezze erano comunque poche. I Bobcats,
in particolare, possessori della seconda scelta, erano stati protagonisti di
una miriade di voci nelle ore immediatamente precedenti la lotteria, con
Houston e Cleveland molto interessati nella loro pick. Alla fine la franchigia
di proprietà di MJ si è orientata sul secondo giocatore in uscita da Kentucky,
Michael Kidd-Gilchrist, che dunque avrà l’oneroso compito di iniziare l’opera
di rifondazione in Carolina. Nonostante tutto però ci sono ancora alcuni dubbi
in quanto il giorno prima del draft Charlotte aveva acquisito la guardia Ben
Gordon e dunque bisognerà vedere quale sarà il reale assetto della squadra con
due giocatori a combattere sostanzialmente per lo stesso posto, anche se non è
improbabile un loro impiego in contemporanea.
Poche sorprese anche con la terza scelta di Washington, la
guardia da Florida Bradley Beal mentre qualche perplessità l’ha destata
Cleveland con la numero 4, spesa per chiamare Dion Waiters da Syracuse. Sicuramente
un giocatore solido e forse già pronto adesso a giocare in NBA, ma
probabilmente non così talentuoso da giustificare una chiamata così in alto. La
coppia con Kyrie Irving resta comunque interessante, viste le buone attitudini
difensive del prodotto da Syracuse.
Non ha sorpreso nemmeno la scelta di Sacramento, che ha
puntato su Thomas Robinson da Kansas, garantendo il lieto fine alla storia più
toccante di tutto questo ultimo Draft. L’ala ex Jayhawks andrà adesso a
comporre un’ottima coppia di lunghi con Demarcus Cousins, due giocatori
complementari e perfettamente in grado di giocare insieme.
A Portland invece servivano una guardia e un lungo, quindi
con la loro scelta numero 6 hanno puntato sul realizzatore da Weber State
Damian Lillard, giocatore dalle qualità offensive privatissime, che sa segnare
in ogni modo possibile, attaccare il ferro e guidare una squadra vista la
leadership mostrata in tre anni al college (forse anche per l’assenza di
alternative). Sarà lui il playmaker titolare, mentre dovrà combattere un po’ di
più per scendere in campo la scelta numero 11, Meyers Leonard da Illinois, che
partirà presumibilmente dalla panchina ma assieme ad un maestro del ruolo come
Lamarcus Aldridge potrà imparare tanto e probabilmente giocare al suo fianco
aggiungendo un buon contributo difensivo alla squadra.
Ha scelto il talento Golden State, puntando sull’ex Tar Heel
Harrison Barnes, che andrà dunque a formare un reparto di esterni interessante
come pochi con Stephen Curry e Klay Thompson; i tre giocatori potranno giocare
insieme e, almeno offensivamente, i problemi dei Warriors dovrebbero essere
finiti. Restano dubbi a livello difensivo e di attributi per il prodotto di
coach Roy Williams, ma di sicuro nella Baia quest’anno non si dovrebbero
annoiare.
La seconda sopresa del primo giro è stato Terrence Ross,
scelto alla numero 8 da Toronto, che ha destato qualche dubbio non tanto per il
talento, indubbio, del giocatore ma più che altro perché per le caratteristiche
che porta potrebbe essere un doppione del già presente Demar Derozan. Guardia atletica,
che sa segnare in più modi e applicarsi in difesa. Ai Raptors comunque serviva
un giocatore in grado di segnare punti e l’obiettivo è stato raggiunto.
Con la numero 9 Detroit ha scelto di completare il proprio
reparto lunghi con Andre Drummond, centro super atletico da Connecticut ma che
proprio per questo desta qualche dubbio a livello offensivo, dove è reduce da
una stagione a fari spenti ma che comunque non cancella le doti più che visibili.
Avrà bisogno di crescere, ma a livello di big men e di centimetri i Pistons
hanno già posto le basi per il futuro con una delle coppie più interessanti a
livello assoluto assieme a Greg Monroe.
Alla decima scelta erano ancora “on the clock” gli Hornets,
che una volta scelto Davis dovevano puntellare lo spot di playmaker e hanno
puntato su Austin Rivers, figlio di Doc. Il talento è indiscusso, ma ci
permettiamo di dubitare sulle doti da playmaker, ruolo per il quale forse non è
ancora pronto, ma anche per imparare le attitudini ci sarà tempo. Di sicuro,
dovesse rimanere Eric Gordon, i due e Anthony Davis sono un bel trio da cui
ripartire.
Protagonisti indiscussi della serata comunque sono stati gli
Houston Rockets, che erano riusciti ad accumulare ben tre scelte (la 12, la 16
e la 18) con le quali hanno chiamato nell’ordine Jeremy Lamb, guardia che
potrebbe portare allo scambio di Kevin Martin, Royce White, giocatore completo
e in grado di fare qualsiasi cosa su un campo da basket che può partire dalla
panchina per spaccare le partite e Terrence Jones, ala dal talento indiscusso
ma che dovrà ritagliarsi un ruolo preciso in NBA viste le qualità fin troppo da
all aro under.
A Phoenix ci si prepara all’addio di Steve Nash (c’è il
forte interesse di Toronto) attraverso la scelta del playmaker più vero e
vecchio stampo dell’intero lotto: Kendall Marshall, che nel caso il canadese
dovesse rimanere potrebbe migliorare esponenzialmente già al suo primo anno,
mentre nel caso in cui il numero 13 dovesse partire sarebbe già pronto a
prendere in mano la squadra e a ispirare i compagni con i suoi passaggi
sartoriali e le sue invenzioni sui 28 metri.
A Milwaukee, vista la presenza di Jennings e Ellis nel back
court serviva un lungo e allora si è puntato su quello che probabilmente è il
miglior intimidatore del Draft dopo Davis: John Henson, buona scelta nonostante
il fisico non propriamente statuario ma che migliorerà già nella off season
dopo la quale sarà pronto a contribuire visti i miglioramenti evidenti nella
completezza del suo arsenale offensivo.
Passata un po’ sotto silenzio la scelta di Philadelphia, che
ha chiamato Mo Harkless, giocatore dall’atletismo impressionante ma dalle buone
doti offensive, pur senza un tiro dalla lunga anche minimamente decente. Si è
parlato di un addio di Iguodala e allora ecco che i Sixers si sono cautelati
con questa scelta che andrà a comporre un quadro di grandi atleti insieme a
Thaddeus Young ed Evan Turner.
La scelta numero 17 di Dallas è stata soggetta ad uno
scambio con Cleveland, che ha ceduto le sue 24, 33 e 34 in cambio di quello che
poi è risultato essere Tyler Zeller, centro da Carolina solidissimo e che avrà
la sua carriera sicura in NBA per anni a venire. Può contribuire da subito e
vista l’estrema intelligenza cestistica potrà essere un buon partner per Kyrie
Irving.
Scelta interessante alla 19 per Orlando, che ha chiamato
Andrew Nicholson da St.Bonaventure, ala dal grande atletismo ma comunque in
grado di attaccare in diversi modi, anche con un discreto tiro da 3. Le doti
difensive sono indiscusse, e anche nel caso Howard dovesse partire i Magic
avranno una buona coppia di ali da cui ripartire in lui ed Earl Clark.
L’unico giocatore europeo del primo giro è stato scelto dai
Denver Nuggets, che hanno puntato su Evan Fournier, guardia francese che ha
passato l’ultima stagione a Poitiers e che ha convinto tutti gli scout all’Euro
Camp di Treviso per le qualità offensive ma anche le doti da playmaker puro,
specialità nella quale è molto migliorato rispetto allo scorso anno. Con la
partenza di Andre Miller all’orizzonte i Nuggets trovano un giocatore diverso
ma comunque in grado di sostituire Ty Lawson e ugualmente di giocare al suo
fianco.
Le due scelte di Boston sono state molto interessanti: Danny
Ainge infatti ha chiamato due centri, con la 21 Jared Sullinger, che in quella
zona potrebbe risultare a lungo andare una delle steals di questo Draft viste
la tecnica, la capacità di giocare in post basso in modo credibile e le doti di
passatore, anche se l’atletismo non è contemplato e permangono i dubbi fisici
legati alla schiena. Con la 22 invece si è virato su un altro pivot ma
totalmente diverso rispetto all’ex Ohio State, come Fab Melo, brasiliano tutto
atletismo e intimidazione, scelta a lungo termine se ce n’è una ma se Kevin
Garnett dovesse rimanere i due ragazzi avranno il miglior insegnante da cui
imparare.
Atlanta ha deciso invece di chiamare John Jenkins, forse il
miglior tiratore del lotto insieme a Bradley Beal, esce dai blocchi in maniera
favolosa ma sa contribuire in tanti modi a livello offensivo. Joe Johnson è
indiscutibile nel ruolo, ma un vero e proprio cambio affidabile mancava e il
ragazzo da Vanderbilt aiuterà molto quando serviranno punti rapidi dalla
panchina. Attenti anche a lui per una possibile steal.
A questo punto in virtù dello scambio citato prima alla 24
chiamava Dallas, che alla 24 si è aggiudicata la guardia Jared Cunningham, il
quale avrà il difficile compito di sostituire Jason Terry, molto probabilmente
in partenza. Anche per lui le doti offensive sono indiscusse e indiscutibili,
mentre si può sospettare sull’effettiva efficienza del ragazzo da Oregon State,
che segna tanto se può tirare tanto, ovviamente cosa impensabile nella squadra
di Dirk Nowitzki. Sarà interessante vedere che impatto potrà effettivamente
avere.
A Memphis serviva invece un sostituto di Mike Conley e
allora ecco giustificata la chiamata di Tony Wroten da Washington. Cugino di
Nate Robinson, dal quale sembra aver ereditato le estreme capacità atletiche. Non
è da disprezzare nemmeno come passatore creativo, dà il meglio di sé ovviamente
in campo aperto ma è tutto da scoprire e da inventare a metà campo.
Per Indiana invece la priorità era un lungo. Alla 26 non si
poteva puntare a un talento indiscusso e allora ci si è accontentati di Miles
Plumlee, giocatore solido da Duke. Bianco ma non per questo senza atletismo, al
quale comunque abbina una buona applicazione difensiva. Partirà dalla panchina,
ma sicuramente sarà in rotazione costantemente.
Alla 27esima scelta Miami ha effettuato uno scambio, cedendo
questa scelta a Philadelphia in cambio
di una prima scelta futura. Il giocatore selezionato si è rivelato essere
Arnett Moultrie, ala da Mississippi State molto completo. Vista la selezione di
Mo Harkless alla prima 15 è una chiamata che ha senso perché ai Sixers arrivano
due giocatori con tante potenzialità ma comunque in grado di scendere in campo
da subito.
Con la 28 i Thunder hanno scelto un giocatore che potrebbe
rivelarsi una steal clamorosa oppure una delusione a seconda del ruolo che
Scott Brooks (o il prossimo coach che sceglieranno) gli assegnerà. Perry Jones
infatti è stato snobbato da tutti nonostante un talento abbacinante, nonostante
sia un atleta di livello assoluto e capisca discretamente il gioco. I dubbi
sono soprattutto sul carattere, ma i Thunder e Sam Presti hanno puntato su di
lui, in grado di giocare e marcare più ruoli. Si esalta in campo aperto e allora
quale migliore squadra e quale miglior partner di Russell Westbrook?
A proposito di
playmaker alla penultima chiamata i Chicago Bulls hanno optato per Marquis
Teague, fratello del Jeff che gioca ad Atlanta e per molti migliore di lui sia
ora sia tra qualche anno. Il compito di sostituire Derrick Rose non sarà
facile, ma con un allenatore come Thibodeau potrà migliorare tantissimo e con
il già presente talento nella metà campo offensiva i Bulls possono compiere un
salto di qualità rispetto ai vari Lucas e Pargo.
L’ultima scelta spettava ai Golden State Warriors, da sempre
bisognosi di un corpo da schierare nella posizione di centro. Proprio questo i
californiani hanno chiamato il nigeriano Festus Ezeli da Vanderbilt, altro
grande atleta molto migliorato nell’ultimo anno nelle movenze offensive, anche
se c’è ancora tantissimo da lavorare. Partirà dalla panchina e potrà imparare
da David Lee.
Nomi importanti apparivano anche nel secondo giro, tra i
quali potrebbero annidarsi altre possibili sorprese, tra le quali segnaliamo in
particolare Quincy Miller alla 38 chiamato da Denver, Jeff Taylor alla 31
chiamato da Charlotte e Kris Joseph alla 51 da Boston.
In generale questo draft è stato davvero pieno di talento di
diverse nature, ma comunque profondissimo e come abbiamo detto anche nel
secondo giro si è potuto scegliere tra giocatori dalle ottime qualità e in
grado di giocare anche da subito al piano di sopra. Le risposte vere e proprie
ce le darà solo il campo, e il primo step per questi ragazzi sarà la Summer
League di Las Vegas, in programma tra qualche settimana e in cui potranno far
vedere di che pasta sono fatti.
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