venerdì 29 giugno 2012

Davis prima scelta in un Draft da ricordare

di Luca Ngoi


Nella cornice del Prudential Center di Newark, New Jersey si è tenuto come di consueto il Draft NBA 2012, che potrebbe essere ricordato come uno dei più profondi e clamorosi degli ultimi anni o uno dei più deludenti nel caso in cui i giocatori scelti non dovessero confermare le loro potenzialità.
Se la prima scelta dei New Orleans Hornets era da mesi scontata, dunque Anthony Davis conosceva già la propria destinazione dalla 2 in giù si poteva solo ipotizzare, ma di certezze erano comunque poche. I Bobcats, in particolare, possessori della seconda scelta, erano stati protagonisti di una miriade di voci nelle ore immediatamente precedenti la lotteria, con Houston e Cleveland molto interessati nella loro pick. Alla fine la franchigia di proprietà di MJ si è orientata sul secondo giocatore in uscita da Kentucky, Michael Kidd-Gilchrist, che dunque avrà l’oneroso compito di iniziare l’opera di rifondazione in Carolina. Nonostante tutto però ci sono ancora alcuni dubbi in quanto il giorno prima del draft Charlotte aveva acquisito la guardia Ben Gordon e dunque bisognerà vedere quale sarà il reale assetto della squadra con due giocatori a combattere sostanzialmente per lo stesso posto, anche se non è improbabile un loro impiego in contemporanea.
Poche sorprese anche con la terza scelta di Washington, la guardia da Florida Bradley Beal mentre qualche perplessità l’ha destata Cleveland con la numero 4, spesa per chiamare Dion Waiters da Syracuse. Sicuramente un giocatore solido e forse già pronto adesso a giocare in NBA, ma probabilmente non così talentuoso da giustificare una chiamata così in alto. La coppia con Kyrie Irving resta comunque interessante, viste le buone attitudini difensive del prodotto da Syracuse.
Non ha sorpreso nemmeno la scelta di Sacramento, che ha puntato su Thomas Robinson da Kansas, garantendo il lieto fine alla storia più toccante di tutto questo ultimo Draft. L’ala ex Jayhawks andrà adesso a comporre un’ottima coppia di lunghi con Demarcus Cousins, due giocatori complementari e perfettamente in grado di giocare insieme.
A Portland invece servivano una guardia e un lungo, quindi con la loro scelta numero 6 hanno puntato sul realizzatore da Weber State Damian Lillard, giocatore dalle qualità offensive privatissime, che sa segnare in ogni modo possibile, attaccare il ferro e guidare una squadra vista la leadership mostrata in tre anni al college (forse anche per l’assenza di alternative). Sarà lui il playmaker titolare, mentre dovrà combattere un po’ di più per scendere in campo la scelta numero 11, Meyers Leonard da Illinois, che partirà presumibilmente dalla panchina ma assieme ad un maestro del ruolo come Lamarcus Aldridge potrà imparare tanto e probabilmente giocare al suo fianco aggiungendo un buon contributo difensivo alla squadra.
Ha scelto il talento Golden State, puntando sull’ex Tar Heel Harrison Barnes, che andrà dunque a formare un reparto di esterni interessante come pochi con Stephen Curry e Klay Thompson; i tre giocatori potranno giocare insieme e, almeno offensivamente, i problemi dei Warriors dovrebbero essere finiti. Restano dubbi a livello difensivo e di attributi per il prodotto di coach Roy Williams, ma di sicuro nella Baia quest’anno non si dovrebbero annoiare.
La seconda sopresa del primo giro è stato Terrence Ross, scelto alla numero 8 da Toronto, che ha destato qualche dubbio non tanto per il talento, indubbio, del giocatore ma più che altro perché per le caratteristiche che porta potrebbe essere un doppione del già presente Demar Derozan. Guardia atletica, che sa segnare in più modi e applicarsi in difesa. Ai Raptors comunque serviva un giocatore in grado di segnare punti e l’obiettivo è stato raggiunto.
Con la numero 9 Detroit ha scelto di completare il proprio reparto lunghi con Andre Drummond, centro super atletico da Connecticut ma che proprio per questo desta qualche dubbio a livello offensivo, dove è reduce da una stagione a fari spenti ma che comunque non cancella le doti più che visibili. Avrà bisogno di crescere, ma a livello di big men e di centimetri i Pistons hanno già posto le basi per il futuro con una delle coppie più interessanti a livello assoluto assieme a Greg Monroe.
Alla decima scelta erano ancora “on the clock” gli Hornets, che una volta scelto Davis dovevano puntellare lo spot di playmaker e hanno puntato su Austin Rivers, figlio di Doc. Il talento è indiscusso, ma ci permettiamo di dubitare sulle doti da playmaker, ruolo per il quale forse non è ancora pronto, ma anche per imparare le attitudini ci sarà tempo. Di sicuro, dovesse rimanere Eric Gordon, i due e Anthony Davis sono un bel trio da cui ripartire.
Protagonisti indiscussi della serata comunque sono stati gli Houston Rockets, che erano riusciti ad accumulare ben tre scelte (la 12, la 16 e la 18) con le quali hanno chiamato nell’ordine Jeremy Lamb, guardia che potrebbe portare allo scambio di Kevin Martin, Royce White, giocatore completo e in grado di fare qualsiasi cosa su un campo da basket che può partire dalla panchina per spaccare le partite e Terrence Jones, ala dal talento indiscusso ma che dovrà ritagliarsi un ruolo preciso in NBA viste le qualità fin troppo da all aro under.
A Phoenix ci si prepara all’addio di Steve Nash (c’è il forte interesse di Toronto) attraverso la scelta del playmaker più vero e vecchio stampo dell’intero lotto: Kendall Marshall, che nel caso il canadese dovesse rimanere potrebbe migliorare esponenzialmente già al suo primo anno, mentre nel caso in cui il numero 13 dovesse partire sarebbe già pronto a prendere in mano la squadra e a ispirare i compagni con i suoi passaggi sartoriali e le sue invenzioni sui 28 metri.
A Milwaukee, vista la presenza di Jennings e Ellis nel back court serviva un lungo e allora si è puntato su quello che probabilmente è il miglior intimidatore del Draft dopo Davis: John Henson, buona scelta nonostante il fisico non propriamente statuario ma che migliorerà già nella off season dopo la quale sarà pronto a contribuire visti i miglioramenti evidenti nella completezza del suo arsenale offensivo.
Passata un po’ sotto silenzio la scelta di Philadelphia, che ha chiamato Mo Harkless, giocatore dall’atletismo impressionante ma dalle buone doti offensive, pur senza un tiro dalla lunga anche minimamente decente. Si è parlato di un addio di Iguodala e allora ecco che i Sixers si sono cautelati con questa scelta che andrà a comporre un quadro di grandi atleti insieme a Thaddeus Young ed Evan Turner.
La scelta numero 17 di Dallas è stata soggetta ad uno scambio con Cleveland, che ha ceduto le sue 24, 33 e 34 in cambio di quello che poi è risultato essere Tyler Zeller, centro da Carolina solidissimo e che avrà la sua carriera sicura in NBA per anni a venire. Può contribuire da subito e vista l’estrema intelligenza cestistica potrà essere un buon partner per Kyrie Irving.
Scelta interessante alla 19 per Orlando, che ha chiamato Andrew Nicholson da St.Bonaventure, ala dal grande atletismo ma comunque in grado di attaccare in diversi modi, anche con un discreto tiro da 3. Le doti difensive sono indiscusse, e anche nel caso Howard dovesse partire i Magic avranno una buona coppia di ali da cui ripartire in lui ed Earl Clark.
L’unico giocatore europeo del primo giro è stato scelto dai Denver Nuggets, che hanno puntato su Evan Fournier, guardia francese che ha passato l’ultima stagione a Poitiers e che ha convinto tutti gli scout all’Euro Camp di Treviso per le qualità offensive ma anche le doti da playmaker puro, specialità nella quale è molto migliorato rispetto allo scorso anno. Con la partenza di Andre Miller all’orizzonte i Nuggets trovano un giocatore diverso ma comunque in grado di sostituire Ty Lawson e ugualmente di giocare al suo fianco.
Le due scelte di Boston sono state molto interessanti: Danny Ainge infatti ha chiamato due centri, con la 21 Jared Sullinger, che in quella zona potrebbe risultare a lungo andare una delle steals di questo Draft viste la tecnica, la capacità di giocare in post basso in modo credibile e le doti di passatore, anche se l’atletismo non è contemplato e permangono i dubbi fisici legati alla schiena. Con la 22 invece si è virato su un altro pivot ma totalmente diverso rispetto all’ex Ohio State, come Fab Melo, brasiliano tutto atletismo e intimidazione, scelta a lungo termine se ce n’è una ma se Kevin Garnett dovesse rimanere i due ragazzi avranno il miglior insegnante da cui imparare.
Atlanta ha deciso invece di chiamare John Jenkins, forse il miglior tiratore del lotto insieme a Bradley Beal, esce dai blocchi in maniera favolosa ma sa contribuire in tanti modi a livello offensivo. Joe Johnson è indiscutibile nel ruolo, ma un vero e proprio cambio affidabile mancava e il ragazzo da Vanderbilt aiuterà molto quando serviranno punti rapidi dalla panchina. Attenti anche a lui per una possibile steal.
A questo punto in virtù dello scambio citato prima alla 24 chiamava Dallas, che alla 24 si è aggiudicata la guardia Jared Cunningham, il quale avrà il difficile compito di sostituire Jason Terry, molto probabilmente in partenza. Anche per lui le doti offensive sono indiscusse e indiscutibili, mentre si può sospettare sull’effettiva efficienza del ragazzo da Oregon State, che segna tanto se può tirare tanto, ovviamente cosa impensabile nella squadra di Dirk Nowitzki. Sarà interessante vedere che impatto potrà effettivamente avere.
A Memphis serviva invece un sostituto di Mike Conley e allora ecco giustificata la chiamata di Tony Wroten da Washington. Cugino di Nate Robinson, dal quale sembra aver ereditato le estreme capacità atletiche. Non è da disprezzare nemmeno come passatore creativo, dà il meglio di sé ovviamente in campo aperto ma è tutto da scoprire e da inventare a metà campo.
Per Indiana invece la priorità era un lungo. Alla 26 non si poteva puntare a un talento indiscusso e allora ci si è accontentati di Miles Plumlee, giocatore solido da Duke. Bianco ma non per questo senza atletismo, al quale comunque abbina una buona applicazione difensiva. Partirà dalla panchina, ma sicuramente sarà in rotazione costantemente.
Alla 27esima scelta Miami ha effettuato uno scambio, cedendo questa scelta a Philadelphia  in cambio di una prima scelta futura. Il giocatore selezionato si è rivelato essere Arnett Moultrie, ala da Mississippi State molto completo. Vista la selezione di Mo Harkless alla prima 15 è una chiamata che ha senso perché ai Sixers arrivano due giocatori con tante potenzialità ma comunque in grado di scendere in campo da subito.
Con la 28 i Thunder hanno scelto un giocatore che potrebbe rivelarsi una steal clamorosa oppure una delusione a seconda del ruolo che Scott Brooks (o il prossimo coach che sceglieranno) gli assegnerà. Perry Jones infatti è stato snobbato da tutti nonostante un talento abbacinante, nonostante sia un atleta di livello assoluto e capisca discretamente il gioco. I dubbi sono soprattutto sul carattere, ma i Thunder e Sam Presti hanno puntato su di lui, in grado di giocare e marcare più ruoli. Si esalta in campo aperto e allora quale migliore squadra e quale miglior partner di Russell Westbrook?
 A proposito di playmaker alla penultima chiamata i Chicago Bulls hanno optato per Marquis Teague, fratello del Jeff che gioca ad Atlanta e per molti migliore di lui sia ora sia tra qualche anno. Il compito di sostituire Derrick Rose non sarà facile, ma con un allenatore come Thibodeau potrà migliorare tantissimo e con il già presente talento nella metà campo offensiva i Bulls possono compiere un salto di qualità rispetto ai vari Lucas e Pargo.
L’ultima scelta spettava ai Golden State Warriors, da sempre bisognosi di un corpo da schierare nella posizione di centro. Proprio questo i californiani hanno chiamato il nigeriano Festus Ezeli da Vanderbilt, altro grande atleta molto migliorato nell’ultimo anno nelle movenze offensive, anche se c’è ancora tantissimo da lavorare. Partirà dalla panchina e potrà imparare da David Lee.
Nomi importanti apparivano anche nel secondo giro, tra i quali potrebbero annidarsi altre possibili sorprese, tra le quali segnaliamo in particolare Quincy Miller alla 38 chiamato da Denver, Jeff Taylor alla 31 chiamato da Charlotte e Kris Joseph alla 51 da Boston.
In generale questo draft è stato davvero pieno di talento di diverse nature, ma comunque profondissimo e come abbiamo detto anche nel secondo giro si è potuto scegliere tra giocatori dalle ottime qualità e in grado di giocare anche da subito al piano di sopra. Le risposte vere e proprie ce le darà solo il campo, e il primo step per questi ragazzi sarà la Summer League di Las Vegas, in programma tra qualche settimana e in cui potranno far vedere di che pasta sono fatti.

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