mercoledì 1 febbraio 2012

NBA, i bilanci del primo mese parte 1: le "piccole"

di Luca Ngoi


Un mese di NBA è ormai passato e potevamo noi di Basketzone farci mancare un bello speciale in cui cerchiamo di tracciare un bilancio dopo i primi 30 giorni (e passa) di Regular Season? Ovviamente no e allora iniziamo oggi ad addentrarci nei meandri delle cosiddette "piccole", mutuando un termine da uno sport minore: quelle squadre insomma non così blasonate e che cercano di rifondare in vari modi. Non perdiamo tempo dunque e iniziamo a vedere come stanno andando le stagioni di queste franchigie ad una ad una.


CLEVELAND CAVALIERS (8-12). Il record è quello che è, ma se non altro qualcosa è cambiato rispetto alla scorsa stagione, quando i Cavs erano la barzelletta di tutta la lega e regalavano vittorie a chiunque passasse di strada. La scelta di Kyrie Irving sta pagando, il playmaker sarà con tutta probabilità eletto rookie dell'anno, e anche la quarta scelta assoluta Tristan Thompson ha dato segni di talento fisico e tecnico. Nel caso in cui la cessione di Varejao portasse a qualche elemento giovane e futuribile la squadra si rafforzerebbe ulteriormente e potrebbe seriamente tornare a sperare in un futuro migliore, anche così comunque i playoff ad Est non sono un traguardo irraggiungibile.


NEW JERSEY NETS (7-15). Deron Williams era arrivato per cambiare le cose, ma evidentemente la sola presenza dell'ex playmaker dei Jazz non può bastare se non accoppiata ad un contesto decente. Se a tutto ciò aggiungiamo anche il recente grave infortunio al rookie Marshon Brooks e quello ad inizio stagione del centro Brook Lopez allora non è difficile pronosticare un futuro abbastanza buio per la franchigia di Newark, almeno per quello che concerne questa stagione, da considerare ormai da buttare. Il prossimo draft (molto promettente) e la possibile cessione di uno tra Williams e Lopez comunque potrebbero portare forze fresche e rampanti ad una squadra che deve necessariamente pensare ai prossimi due-tre anni.


MILWAUKEE BUCKS (9-11). Il discorso può essere simile a quello fatto per i Cavs. Nonostante il record ancora in negativo la squadra è assolutamente in corsa per i playoff ad Est e inoltre, a differenza dell'ex squadra di Lebron James, ha anche evidenziato dei buoni segni di gioco, con un sistema molto poco americano e unico nel suo genere. I Bucks infatti basano le loro fortune sul concetto di gioco di squadra, e anche senza l'infortunato cronico Andrew Bogut hanno dimostrato di poter competere, non solo grazie alle prodezze di Brandon Jennings ma anche all'importante contributo di giocatori di ruolo come Shaun Livingston, Drew Gooden, Beno Udrih ed Ersan Ilyasova: nessuna stella ma tutti dediti ad una causa che prova ad accendere l'entusiasmo nella fredda Milwaukee sotto gli ordini illuminati di coach Skiles.


DETROIT PISTONS (4-19). Anche in questo caso la stagione corrente è ormai da dimenticare, visto il record decisamente poco lusinghiero. Le note liete sono l'esplosione di Greg Monroe (quasi doppia doppia di media), il rookie Brandon Knight scelto nell'ultimo draft che sta offrendo alcune prestazioni di ottimo livello e l'ala ex Biella Jonas Jerebko che aggiunge atletismo ad una squadra che, fatti salvi questi tre, sarebbe da rifare in toto. Il draft di Giugno, in cui presumibilmente avranno una delle prime cinque scelte potrà aiutare e non poco, soprattutto perchè almeno nella "draftologia" i Pistons si confermano ancora tra i migliori della Lega.


CHARLOTTE BOBCATS (3-19). Il record è ancora inferiore a quello dei Pistons, e anche la situazione generale sembra non far sorridere la squadra di Micheal Jordan. Attorno alla prima scelta Kemba Walker ancora un po' troppo discontinuo infatti, l'altro giocatore a dare qualche soddisfazione ai "Gatti di Bob" è sorprendentemente BJ Mullens, grandissima promessa al college di Ohio State poi scelto dai Thunder dove ha giocato pochissimo, nella stagione corrente ha sfornato diverse prestazioni in doppia doppia che hanno lasciato a bocca aperta; probabile che possa essere sacrificato in qualche scambio, ma Charlotte farebbe bene a tenerselo stretto, così come Gerald Henderson, anche lui esploso quest'anno dopo un primo anno a singhiozzo. Difficile comunque vedere qualcosa di buono per la franchigia della Carolina prima di quattro o cinque anni, e comunque ci sarebbe da lavorare molto molto meglio di quanto Jordan e soci stanno facendo.


TORONTO RAPTORS (7-15). La partenza di Bosh, che non ha lasciato nulla in eredità ai canadesi, si è rivelata più devastante di quanto pronosticabile. I Raptors infatti si ritrovano adesso a fare completo affidamento su Andrea Bargnani, che purtroppo si è infortunato per la seconda volta in stagione piuttosto gravemente. Senza il lungo italiano la squadra sembra totalmente perduta e senza chance, con il solo DeRozan ad arrovellarsi in un contesto di anarchia offensiva ma che inizia ad assimilare qualche concetto difensivo grazie a coach Casey. Giocandosi bene la carta Calderon sul mercato per arrivare ad un playmaker più incisivo in fase realizzativa o possibilmente ad un'ala piccola giovane e futuribile, anche senza Bargnani sarà possibile arrivare a qualche vittoria in più e forse sperare ancora nella post season.


WASHINGTON WIZARDS (4-17). Per lungo tempo hanno regalato W a chiunque si presentasse, poi è arrivata la prima vittoria e si pensava che la squadra si potesse finalmente sbloccare, e invece il rendimento ha continuato ad essere molto deficitario, anche a causa delle difficoltà inaspettate di John Wall e dell'indisponenza di un Andray Blatche sempre più contestato dai fan. Il talento, soprattutto offensivo, non manca, se mai è assente la chimica ed un sistema che sia assimilabile dai giocatori, cosa che il nuovo coach Randy Wittman dovrà iniziare ad inserire. Con gerarchie codificate e la partenza di Blatche (che però non ha richieste) risollevarsi è possibile, ovviamente non in questa stagione.


MINNESOTA TIMBERWOLVES (10-11). La sfortuna è che giocano ad Ovest, dove con un record non è possibile sperare nei playoff, ma nonostante tutto i T-Wolves sono una delle sorprese di questo primo mese di stagione. Il dinamico duo Rubio-Love ha ricominciato a far sognare i tifosi del Target Center facendoli tornare ad un palazzo che non registrava affluenze così importanti dai tempi di Marbury e Garnett (guarda caso anche lì playmaker ed ala grande, anche se con caratteristiche totalmente diverse). Se ai due ragazzi terribili aggiungiamo anche la buona continuità di rendimento (finora mai avuta) di Micheal Beasley e la futuribilità di Derrick Williams i "Lupi" possono avere giuste ambizioni da playoff nei prossimi due anni. Neanche "The Mind" David Khan (General Manager della franchigia, contestatissimo dai tifosi) sembra poter rovinare un quadro così promettente.


GOLDEN STATE WARRIORS (7-12). Nello spietato West non c'è spazio per cali di tensione, cosa a cui i Warriors sono abbastanza affezionati. Il problema più grande per la squadra di coach Mark Jackson è stata finora la discontinuità, che dopo una bella vittoria ha fatto sempre accadere una puntuale sconfitta ammazza-ritmo. I tanti infortuni di Steph Curry hanno messo qualche dubbio alla dirigenza, che fino alla scorsa estate lo ha sempre considerato (a ragione) incedibile, mentre ora inizia a considerare l'idea di cederlo per arrivare ad un lungo di grande impatto (Dwight Howard è ancora il sogno), che sarebbe anche il pezzo mancante a questa squadra per permetterle di essere competitiva. Anche nello spietato West.


SACRAMENTO KINGS (6-15). Nella stagione della squadra capitolina c'è già stato un cambio di allenatore (da Paul Wstphal a Keith Smart) e più di un capriccio del giocatore più futuribile, DeMarcus Cousins, che non trovava il feeling con Westphal tanto da richiedere la cessione (si erano già fatti avanti i Celtics), salvo poi risollevarsi con l'arrivo di Smart, che ha semplicemente lasciato i suoi ragazzi liberi di correre quanto vogliono, consapevole che questa stagione è da giocare a mente leggera date le inesistenti velleità di post season. Si continuerà a volare e a correre su e giu per il campo fino ad Aprile, o meglio fino a Giugno, quando il draft potrebbe portare l'anello mancante di una catena abbastanza interessante quanto a talento.


NEW ORLEANS HORNETS (4-17). La perla della stagione finora resta la vittoria eroica contro i Magic (peraltro in crisi), ma la costante per gli Hornets è decisamente la sfortuna, che ha fatto subito infortunare il principale terminale offensivo, Eric Gordon, che dopo essere tornato per due partite in cui ha fatto in tempo a piazzare un buzzer beater vincente, si è di nuovo fatto male e dovrà stare ai box ancora per diverso tempo. Inoltre l'altro arrivo della off season, Chris Kaman, è stato praticamente messo ai margini della squadra, visto che gioca pochissimo e produce se possibile ancora meno: sarà con tutta probabilità scambiato per arrivare ad un centro o ad una guardia puramente realizzatrice e possibilmente giovane vista la prossima partenza anche di Gordon che ha deciso di non prolungare il contratto. In Draft we trust.





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