di Luca Ngoi
Photo by: euroleague.net |
Non fatevi ingannare dal 61-62 finale: CSKA-Olympiakos potrebbe infatti essere stata una delle più incredibili finali di Eurolega mai disputate nella storia di questa competizione, se non altro per l'incredibile finale di partita. Moscoviti sopra 61-60 dopo il 2\2 ai liberi di Papanikolaou (tra l'altro career high per lui con 18 punti e 4 rimbalzi), conseguente time out per coach Kazlauskas che organizza bene la rimessa e Siskauskas che subisce fallo e si piazza in lunetta ma incredibilmente sbaglia entrambi i tiri a cronometro fermo, regalando così la chance ai greci di vincere la partita con meno di 10 secondi da giocare. Siamo in pieno clima da film sul basket americano e Vassilis Spanoulis, il playmaker veterano e primo referente in campo di coach Ivkovic prende il pallone, penetra in area catalizzando il raddoppio di Kirilenko e Shved, i quali lasciano solo sul lato sinistro dell'area Giorgios Printezis al quale non resta che ricevere l'assist del compagno di club e di nazionale per andare ad effettuare un tiro per la verità molto complicato ma che incredibilmente si insacca condannando il CSKA ad un'Ave Maria da fondo campo che ovviamente non viene accolta dagli dei del basket.
Vince l'Olympiakos, con i tifosi increduli dell'impresa compiuta dai loro ragazzi, trovatisi anche sotto di 19 punti durante la partita, che il CSKA doveva andare a vincere in scioltezza secondo gli addetti ai lavori e anche secondo un qualunque spettatore che avesse visto la prima parte di gara, e invece non è successo: gli all star russi dell'MVP Kirilenko, di Nenad Krstic e della panchina lunghissima hanno avuto la peggio contro un Olympiacos operai come mai nella storia del club, abituatissimo a costruire squadre accostando un campione dopo l'altro e che invece quest'anno è dovuto accontentarsi, causa crisi economica, di mettere insieme un gruppo formato da qualche giovane interessante (Papanikolaou su tutti) insieme a diverse scommesse visto che Kyle Hines, il centro titolare, era alla sua prima esperienza in un top club europeo, Pero Antic, altro lungo di esperienza ma rivelatosi soltanto agli ultimi europei con la Macedonia per non parlare di Joey Dorsey, reduce da diverse esperienze in NBA ma completamente digiuno di pallacanestro europea (nella quale ha anche faticato molto). Le certezze erano rappresentate come detto dal regista Spanoulis (splendido nella due giorni di Final Four) e parzialmente proprio da Printezis, guarda caso proprio l'asse sul quale si è costruita anche la vittoria odierna, mentre il resto della squadra si è semplicemente messo nelle mani di Dusan Ivkovic, che probabilmente con questa vittoria si consacra entrando a pieno diritto nella top 3 degli allenatori di basket europeo vista la cavalcata della sua squadra, che secondo molti era destinata a fermarsi nei quarti contro Siena e che invece ha visto da lì in poi un cammino incontrastato e sempre più sorprendente, fino ad arrivare a quello che potrebbe essere considerato il più grande "upset" della storia del basket europeo. Di sicuro gli appassionati non possono essere scontenti dopo una finale del genere. Lo slogan dell'Eurolega è da qualche anno a questa parte "I feel devotion" ebbene crediamo che in questo caso la famosa "devotion" si sia sentita eccome e dal Sinan Erden Dome di Istanbul crediamo che farà eco ad ogni latitudine.
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