mercoledì 4 gennaio 2012

Matchups: Matteo Imbrò


intervista realizzata da Claudio Pavesi

Torna Matchups, la rubrica delle interviste di Basketzone RTP! Questa volta un nuovo grande talento (non solo cestistico), Matteo Imbrò, ora a Bologna in DNB con una convocazione al Jordan International Game alle spalle e un gran futuro davanti a sè. (prima di ogni domanda e di ogni risposta ci sono le iniziali di intervistatore e intervistato)

CP: Noi siamo di Pavia e seguiamo di conseguenza la DNA e dobbiamo dirti che l'anno scorso nessuno ci ha impressionato come hai fatto tu nella parte di stagione giocata a Siena, come ti è venuto così facile dominare a quel livello pur essendo la tua prima volta? ti aspettavi un tale impatto subito?
MI: Ti ringrazio per il complimento. Non mi immaginavo di avere un impatto tale, io ho solo seguito i consigli dei veterani e del mio allenatore, dopotutto era la mia esperienza in prima squadra quindi ho cercato solo di dare il massimo sia in campo che in allenamento.

CP: Sei stato indiscutibilmente il leader di Siena nella vittoria della Coppa Italia l'anno scorso, cos'hai provato per quella vittoria in finale? E per le tue prestazioni nelle gare decisive?
MI: E' stata una grande emozione anche perchè vincere è sempre bello. Ci siamo presentati con due infortuni importanti ma comunque con estrema tranquillità, non eravamo lì per vincere ma per affrontare una partita per volta poi però la squadra ha trovato un'ottima chimica e siamo riusciti a centrare il risultato con grande merito di tutti i giocatori e dell'allenatore che mi ha dato fiducia.

CP: Nonostante questi incredibili exploit sei sceso di categoria dalla DNA alla DNB. Come mai? Hai avuto poche offerte o è stata una scelta tua?
MI: E' stata una mia scelta ma sono stato consigliato anche dalla mia famiglia e dal mio procuratore e ho quindi deciso di scendere di categoria per giocare di più e avere più responsabilità. Per quanto riguarda la scelta della squadra ho optato per Bologna perchè mi piaceva il progetto e poi ho voluto seguire coach Salieri che avevo già avuto a Siena e mi ha sempre dato fiducia.

CP: Comunque come ti trovi con la Fortitudo in DNB, benchè tu sia sceso di categoria pensi sia importante per la tua crescita?
MI: Sicuramente ogni tappa è importante per la mia crescita per cui anche Bologna lo è, qui sto imparando a giocare tanto e a responsabilizzarmi poi ho l'opportunità di giocare con persone che hanno avuto esperienze anche in categorie maggiori come Verri e Sanguinetti per non parlare del fatto che a Bologna mi trovo benissimo con tutti, dai compagni fino agli allenatori.

CP: Di conseguenza con la precedente domanda, cosa vedi nel tuo futuro? Vuoi scalare gradualmente le categorie o punti ad andare direttamente in LegaDue o in LegaBasket?
MI: Onestamente non ho fatto molti progetti, mi sto concentrando su questa mia stagione a Bologna e solo a fine campionato vedrò cosa fare parlandone con la mia famiglia e il mio procuratore.

CP: Sei un playmaker eccezionale, c'è un giocatore da cui hai preso spunto? Chi è il tuo idolo?
MI: Ovviamente ci sono giocatori NBA che mi piacciono particolarmente ma non ho un idolo assoluto. Per quanto riguarda il mio gioco cerco di mettere insieme le migliori caratteristiche che vedo negli altri giocatori, provo ad imparare le cose di altri che più mi colpiscono e mi impegno a farle ancora meglio.

CP: Sullo stesso genere di prima, c'è un compagno di squadra, presente o passato, o un tuo allenatore, che ammiri o che hai ammirato particolarmente?
MI: Penso che sia impossibile elencare tutte le persone che sono state per me importanti ma tra i principali mi sento di nominare Umberto Vezzosi, che forse più di tutti alla Virtus Siena mi ha fatto crescere sia cestisticamente che come persona, e senza dubbio anche mio padre è stato fondamentale, lui mi ha avvicinato al basket e mi ha pure allenato per qualche tempo.

CP: Sappiamo dei risulati recenti agli europei delle Nazionali giovanili in cui tu hai giocato. Che cosa significa giocare con la maglia azzurra? Pensi che la non molto convincente Nazionale maggiore possa rinascere proprio da voi, il blocco degli Europei?
MI: Il gruppo in cui ho giocato io è arrivato quarto ma le altre due nazionali hanno vinto un bronzo e un argento quindi il talento e le capacità sono indiscutibili, ovviamente è un bel punto da cui costruire ma non bisogna illudersi o montarsi la testa, ci vorrà tempo, probabilmente non sarà qualcosa di immediato.

CP: In Nazionale eri con Amedeo Della Valle che ha speso ottime parole per te nell'intervista che ha fatto con noi. Adesso lui gioca nella stessa High School di Anthony Bennett. Questo nome va relazionato anche con te dato che Bennett era uno dei partecipanti Jordan Classic International Game in cui tu rappresentavi l'Italia insieme a Candussi. Che esperienza è stata giocare al Madison Square Garden?
MI: Tra l'avevo detto ad Amedeo che Bennett lo conoscevo appunto per quella partita. Giocare in quel palazzo è indescrivibile, è il sogno di ogni giocatore di basket, non so nemmeno da dove cominciare a parlarne, mi ha colpito l'ambiente, quegli spalti che non finivano mai, erano immensi, per non parlare del pubblico, non avevo mai giocato davanti a così tanta gente. Onestamente non ho mai pensato al fatto di essere stato scelto come uno dei migliori 20 al mondo, sono solo stato contento di essere andato a New York e ho solo pensato a godermi quell'esperienza.

CP: Pensando a quella partita e ai giocatori che hai affrontato pensi la scuola basket italiana prepari bene e in maniera completa un giocatore che cerca di affacciarsi al basket internazionale?
MI: Sicuramente sì, la scuola italiana è ottima poi ovviamente dipende dal singolo giocatore, da quanto ci crede e da quanto impegno ci mette. Ovviamente è necessario anche avere un po' di fortuna, bisogna avere alle spalle una buona società e degli ottimi allenatori se si vuole sfruttare al massimo il proprio potenziale.

CP: Leggendo anche alcuni siti americani che parlano di quella partita come DraftExpress risulta che vieni classificato come uno dei playmaker più talentuosi in assoluto, sia per come giochi ma soprattutto per come ti alleni. Come ti fanno sentire queste parole? Hai mai fatto pensieri ad un futuro negli States?
MI: Ti ringrazio per queste parole dato che non sapevo nulla di quello che i siti americani dicevano di me e devo ammettero che mi fa molto piacere, è sempre bello quando il tuo talento viene riconosciuto anche se bisogna sempre ricordarsi che è ancora presto per costruirsi castelli in aria dato che sono molto giovane e la strade è ancora parecchio lunga. Per quanto riguarda gli States non ho mai pensato ad un futuro nel College basketball mentre l'NBA ovviamente resta il mio sogno nel cassetto ma per ora non è niente più che un sogno.

CP: Da bambino avevi fatto un provino per l'Inter (non potevi scegliere squadra migliore) ed eri anche stato scelto, ma poi ha scelto il basket, come mai? Cosa ricordi di quell'esperienza? Ti sei mai pentito di questa scelta?
MI: Innanzitutto ci tengo a dire che sono juventino.

CP: E questo è male.
MI: (ride) Comunque la passione del calcio mi è stata trasmessa da mio nonno che era un ottimo calciatore poi però ho deciso di seguire le orme di altri familiari, quelle di mio padre che prima ha giocato ha basket e poi ha scelto di allenare, e quelle di mio fratello, che tutt'ora gioca a basket. Non mi sono mai pentito di aver scelto il basket ma ammetto che a volte mi capita di pensarci e mi chiedo cosa sarebbe stato se avessi scelto il calcio; sarei riuscito a fare strada? Non lo so ma di certo non mi rammarico per aver seguito mio padre e mio fratello.

CP: Ormai è una consuetudine per noi di Basketzone chiedere agli intervistati di fare una piccola promessa; prometti che se mai andrai in NBA noi saremo i primi a cui rilascerai l'intervista?
MI: Certo, promesso.

Non ci resta che salutare il disponibilissimo Matteo Imbrò, ringraziarlo per l'intervista e augurargli ogni bene possibile dentro e fuori dal campo di basket. Auguriamo lo stesso anche a voi lettori e buona intervista a tutti!

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