domenica 5 febbraio 2012

NBA, i bilanci del primo mese parte 3; le grandi, tra difficoltà e nuove realtà

di Luca Ngoi


Ultima parte del nostro viaggio a puntate all'interno delle situazioni squadra per squadra dell'universo NBA. Oggi analizziamo le squadre cosiddette "grandi", le super potenze di questa Lega che attraversano destini controversi, tra chi vede un grande futuro e chi invece si ritrova schiacciato dal passato. Ma senza ulteriori indugi lanciamoci in questa ultima parte del nostro percorso.

CHICAGO BULLS (19-6). Se hai un MVP in squadra è difficile che tu possa andare troppo male. Se a Derrick Rose aggiungiamo poi uno degli allenatori in rampa di lancio e probabilmente già adesso il miglior esperto difensivo in circolazione allora non può che uscirne un mix che ti proietta al primo posto ad Est. I Bulls, qualche scivolone a parte, hanno dimostrato di saper contrastare qualsiasi squadra, non solo grazie alle accelerazioni del loro playmaker, ma anche grazie ad un collettivo di tutto rispetto che ha in Boozer e nell'onnipresente Deng i suoi picchi. La finale NBA è l'obiettivo dichiarato.

MIAMI HEAT (17-6). Leggermente sotto le aspettative questi Heat, che dopo una partenza a razzo si sono un po' fermati. Il paradosso è che senza Wade, con i soli Lebron e Bosh a fare da trascinatori, questa squadra ha espresso forse il suo miglior basket e sono arrivate molte più vittorie che sconfitte. I Big Three assieme palesano ancora qualche difficoltà, l'attacco non sempre scorre fluido come dovrebbe e potrebbe essere, ma le combinazioni tra il numero 6 e il numero 3 sono da stropicciare gli occhi. Se i vari Battier, Miller ed Haslem riescono ad effettuare il cosiddetto step up il gioco potrebbe essere fatto.


ORLANDO MAGIC (15-9). La domanda che tutti si fanno è sempre la solita: Dwight Howard verrà veramente ceduto prima della trade deadline? Questo è il caso che tiene sempre banco all'interno della squadra, che non può fare a meno di ottenere qualcosa in cambio del suo centro titolare, aiutato quest'anno dalla grande scoperta Ryan Anderson, il numero 4 perfetto per il sistema di coach Van Gundy che si sta decisamente imponendo come uno dei giocatori più migliorati della Lega. Qualche battuta d'arresto di troppo nelle ultime partite, compresi i 55 punti segnati contro i Celtics sono segnali abbastanza preoccupanti, ma l'accesso ai playoff non è in dubbio. Per il dopo Howard comunque è già necessario pensare ad una rifondazione, magari partendo da Andrew Bynum?


BOSTON CELTICS (13-10). Il record è stato rimpinguato solo ultimamente, dopo una partenza a rilento anche a causa degli infortuni di Rondo e Pierce la squadra ha iniziato a girare, scoprendo il talento di Avery bradley dalla panchina e un sempre solido Pietrus come cambio di The Truth. Il GM Danny Ainge ha già espresso la sua volontà di cominciare la ricostruzione della squadra, che non dovrebbe avere problemi a raggiungere i playoff ma che sarà comunque costetta a cedere almeno due delle sue tre pedine storiche e fondamentali per ricominciare dai giovani.


NEW YORK KNICKS (9-15). La vittoria della notte contro i Nets era quasi obbligata, la panchina di coach D'Antoni sembra poter saltare da un secondo all'altro, e secondo qualcuno sarebbe già dovuta saltare proprio in queste ore di Super Bowl per dare meno risalto alla notizia in un periodo di media intasati solo e soltanto dal football. I problemi sono innumerevoli, dalla difficile convivenza dei tre tenori Anthony, Stoudemire e Chandler alla continua assenza di un play, ed è difficile pensare che il ritorno del Barone possa salvare una stagione sicuramente non iniziata sotto i migliori auspici.


OKLAHOMA CITY THUNDER (18-5). Kendrick Perkins l'aveva detto: non inganni il calendario "facile" di Durant e compagni perchè le vere sfide sarebbero arrivate più tardi. E infatti puntualmente nella notte ci hanno pensato Tony Parker e i suoi 42 punti a ridimensionare un minimo le ambizioni dei Thunder, che restano ancora i favoriti ad Ovest per il loro mix di bel gioco, grandi spaziature e atletismo, ma rimangono da testare fino in fondo contro avversari di una certa caratura come gli Spurs. Il prossimo tour de force che li porterà a giocare quasi ogni notte sarà un altro banco di prova importante per capire dove possono realmente arrivare.


LOS ANGELES LAKERS (14-10). Per ora Kobe, Gasol, Bynum e poco altro per i gialloviola, che sostanzialmente basano su questo trio la pressochè totale produzione del loro fatturato. Il Mamba sembra essere tornato quello col numero 8, che segnava sempre e in qualunque modo ma che, forse ossessionato dall'ombra di Shaq, non vinceva, mentre gli altri due, il catalano in particolare, giocano sempre con un po' di apprensione per uno scambio che potrebbe essere imminente, soprattutto dal post All Star Game al 15 Marzo, quando ogni giorno potrebbe essere quello giusto per portarli ad Orlando in cambio di Dwight Howard, ma il vero problema è la mancanza di un playmaker giovane e possibilmente talentuoso, e i nomi di Gilbert Arenas e Ramon Sessions, in possesso di una sola delle due caratteristiche richieste (Arenas il talento, Sessions la gioventù) sembrano non appassionare.


DALLAS MAVERICKS (14-11). Mettere insieme una squadra quasi completamente nuova in meno di un mese non è facile, e per questo la partenza è stata da dimenticare per i campioni in carica, che comunque sembrano essersi ripresi e destinati ad una seconda parte di stagione in crescendo. Con il Nowitzki delle ultime partite ripetere l'impresa del titolo non sembra possibile, ma tutti sanno che quando conterà anche il tedesco tornerà nelle migliori condizioni tecniche. Meglio non darli totalmente per tagliati fuori in una prospettiva titolo, sicuramente la Finale ad Ovest è ancora un obiettivo plausibile per il gruppo di Rick Carlisle.


SAN ANTONIO SPURS (16-9). Se solo trovassero un po' di continuità lontano da casa ripetere il primo posto (peraltro infruttuoso) dello scorso anno non sarebbe un'impresa così peregrina. Peccato che invece Duncan e compagni siano allergici alla vittoria fuori dalle mura amiche, mentre all'interno dell' AT&T Center i nero argento danno il meglio di loro stessi, guidati da un Tony Parker nuovamente in versione stellare in attesa del recupero di Manu Ginobili, fino a questo momento sostituito perfettamente dal ripescato Danny Green, ragazzo uscito da North Carolina e caduto un po' in disgrazia che invece si sta riciclando come specialista di tiro in Texas. Assieme a lui crescono gli Spurs del futuro, Kawhi Leonard e Tiago Splitter su tutti da tenere in estrema considerazione.


Con questo si conclude il nostro speciale all'interno delle 30 squadre NBA, anzi no. Già, ne manca ancora una: stiamo parlando dei Phoenix Suns, che non essendo nè una grande nè una piccola nè un team in rampa di lancio non abbiamo saputo inserire in nessuna categoria. Li analizziamo a parte dicendo che sicuramente i bei tempi di D'Antoni e del pick n roll Nash-Stoudemire sono passati; le prospettive per questa squadra sono ben poche, ma il rookie Markieff Morris ha già giocato qualche buona partita, e una buona pesca al prossimo draft consentirà anche alla franchigia dell'Arizona di riprendersi, resta da decidere se con o senza il suo playmaker storico.

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