di Luca Ngoi
Da prossimo giocatore da tagliare a super star e idolo del Madison Square Garden in poche ore. Anche questo è possibile nella Lega sportiva più pazza del mondo, che quest'anno è se possibile ancora più esasperata da un calendario concentrato in pochi mesi nei quali vengono giocate partite una affianco all'altra. Ed è questo ciò che è accaduto al giovane Jeremy Shu-How Lin, playmaker classe '88 dei New York Knicks e prodotto dell'università di Harvard, probabilmente se non la prima una delle migliori tre in ambito accademico, ma sicuramente non un college di elite in ambito sportivo, nel quale i campioni non si sono praticamente mai visti.
Anche il ragazzo di origini cinesi, fino a pochi giorni fa, era solo uno dei tanti playmaker bianchi transitati dalla NBA, dotato di un buon ball-handling, un buon passaggio e poco altro, insomma uno di quei giocatori buoni solo per un po' di sano garbage time, da fare entrare quando la squadra è sopra o sotto di 25 per dare riposo ai titolari. E invece nel "derby" contro New Jersey qualcosa è scattato nel numero 17, che ha letteralmente preso per mano la squadra segnando 25 punti in 36 minuti aggiungendo anche 7 assist, e fin qui tutto bene nel senso che una prova "monstre" all'anno, da un giocatore che viene dal nulla te la potresti aspettare. Il copione inizia a prendere una piega inaspettata quando le prestazioni strepitose diventano due. Nella scorsa notte infatti si giocava Knicks-Jazz, e a complicare il tutto c'era anche l'infortunio occorso a Carmelo Anthony, che privava i padroni di casa della loro unica punta di diamante (vista anche l'assenza di Stoudemire causa morte del fratello), e invece a sbrogliare la matassa ci ha di nuovo pensato Lin, che si è addirittura superato mettendo a segno 28 punti in 45 minuti di impiego conditi da 8 assist e 2 palle rubate, inutile dire che siano tutti record in carriera per un giocatore che l'anno scorso, da rookie, ha giocato la miseria di 29 partite con i Golden State Warriors producendo 2.6 punti e 1.4 assist a gara e che, come detto, alla vigilia della gara contro i Nets sembrava dovesse essere tagliato anche da New York. Come se non bastassero tutti questi elementi a rendere straordinaria la storia si aggiunge il fatto che Jeremy aveva avuto contatti con diverse squadre italiane (Teramo, Cantù e Roma per la precisione), sia durante il lockout sia a stagione NBA iniziata e quindi avrebbe potuto giocare in qualche palazzetto a voi vicino e probabilmente dominare allo stesso modo, se non ancora di più, su palcoscenici europei sicuramente più adatti a lui per un inferiore livello di atletismo e per la maggior coralità del gioco.
New York e gli Stati Uniti in generale sono particolari perchè si affezionano subito alle storie da film che si verificano nella vita reale e in questi giorni Jeremy Lin è diventata una vera e propria mania. I suoi "followers" su Twitter sono più che raddoppiati in pochi giorni, i media hanno coniato soprannomi appositi scomodando miti del gioco come Vince Carter, se è vero che qualcuno ha da poco soprannominato il prodotto di Harvard Lin-Sanity in onore del vecchio Vince che schiacciò in testa proprio a un futuro Knick come Frederic Weis in quelle Olimpiadi del 2000. Insomma, corsi e ricorsi storici che si rincorrono anche per Jeremy Shu-How, una vita da film. E potremmo essere soltanto all'inizio.
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